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CONFERENZE APERTE AL PUBBLICO
5 OTTOBRE, MUSEI CAPITOLINI - SALA PIETRO DA CORTONA
Ore 16.30
Giorgio Manzi, Clima, ambienti, alimenti ed evoluzione umana
Faremo un'incursione nel tempo profondo: il tempo dell'evoluzione umana. Potremo seguire le tracce di importanti cambiamenti nella dieta dei nostri antenati più remoti, che hanno peraltro segnato tappe cruciali del nostro percorso evolutivo.
Scopriremo che parte della variabilità dell’attuale specie umana è, da un lato, il risultato di questo complesso passato, e dall’altro è in relazione agli adattamenti bio-culturali che sono stati acquisiti nell’incessante confronto delle popolazioni umane con i più diversi ambienti del pianeta. |
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Ore 17.15 |
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Giuseppe Rotilio, La dieta e lo sviluppo umano: il punto di vista del nutrizionista
La dieta ha avuto effetti decisivi sullo sviluppo umano attraverso la nutrizione, cioè il contenuto in energia e nutrienti del cibo. Tuttavia solo la nostra specie, grazie al suo essere onnivora, è stata capace di popolare, in grande numero, tutto il pianeta.
Quali sono i meccanismi genetici e biochimici alla base di questo successo? Come si sono evoluti tali meccanismi dalla preistoria più antica, attraverso la protostoria, fino ai tempi recenti? E qual è la situazione attuale, in un mondo sempre più globalizzato anche dal punto di vista delle scelte alimentari?
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Ore 18.00 |
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Marino Niola, Homo dieteticus
Siamo entrati nell'era di homo dieteticus: crudisti, sushisti, vegetariani, vegani, gluten free, no carb. Fra etica e dietetica, la ricerca del modello alimentare virtuoso è diventata una nuova religione globale. E come tutte le religioni nascenti produce continue contrapposizioni, scismi, eresie, sette, abiure.
Ciascun credo si accredita come l’unica via verso la perfezione, la salvezza, la longevità. Così la civiltà del benessere anticipa il giorno del giudizio e fa del dietologo una sorta di dio giudice. O di dio una sorta di dietologo improprio. Il risultato è un cortocircuito tra salute e salvezza. Ecco perché la dieta, a differenza di quelle degli antichi, non è più una misura di benessere, ma una condizione dell’essere.
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